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Poesia e preghiera, Scicli città per la pace

n°758 del 06/04/2011

 Impietrito. Il pubblico del teatro Italia ha ascoltato impietrito la preghiera del monaco buddista che vive nella pagoda di Comiso Jinyu Morishita quando ha intonato il Nam myo ho ren ghe chio.
Seguito, a breve distanza, dalla lettura di "Uomo del mio tempo", voce recitante Alessandro Quasimodo: "Eri nella carlinga, con le ali maligne, le meridiane di morte, t'ho visto - dentro il carro di fuoco, alle forche, alle ruote di tortura. T'ho visto: eri tu, con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio, senza amore, senza Cristo".
Grandi emozioni all'esordio del diciannovesimo convegno internazionale per la pace, che ha visto protagonista il professore Bruno Ficili.
Tra gli ospiti Tarek Arafat, nipote di Yasser, e Faustin Twagiramungu, già Premier del Ruanda.


Di seguito il discorso pronunciato dal sindaco, Giovanni Venticinque:
"Scicli non è solo quella che Elio Vittorini descrive come "la più bella città del mondo". Scicli è anche Bene dell'umanità UNESCO e città per i diritti umani.


Oggi la nostra città si accinge a ospitare orgogliosamente il diciannovesimo convegno internazionale per l'educazione alla Pace, grazie all'iniziativa di un suo figlio illustre che tanto si è speso per la causa della pace nel mondo: stiamo parlando di Bruno Ficili.


Il professore Bruno Ficili, sin dal 1986 organizza, con cadenza pressocché annuale, importanti appuntamenti per sensibilizzare l'opinione pubblica internazionale sui temi della civile convivenza tra i popoli.


La diciannovesima edizione del convegno che ha inizio oggi a Scicli vuole trasmettere un messaggio rivolto soprattutto ai giovani.


E' un invito alla formazione delle nuove coscienze attorno ai valori della tolleranza, della solidarietà e dell'educazione alla Pace.


Parole, queste ultime (tolleranza, solidarietà, educazione alla pace) che dovrebbero essere la parte fondante della nostra esistenza e che invece diventano vacue e inefficaci se non supportate da una costante applicazione quotidiana.


Non ci dobbiamo mai stancare di ripetere e di ripeterci, proprio come una sorta di preghiera, che l'esercizio della pace è una via che va percorsa, prima d'ogni altro posto, dentro di noi.


Queste settimane, questi mesi, vedono la nostra terra in prima linea: siamo e viviamo in una terra di confine.


Di fronte a noi, sull'altra sponda del Mediterraneo, insistono terribili conflitti, che sembrano distanti visti attraverso gli schermi delle nostre televisioni; non ci toccano se letti sulle pagine dei giornali. E invece le nostre città, giorno dopo giorno, diventano meta di importanti movimenti migratori. Forse tra i più grandi mai registrati dal dopoguerra ad oggi in Italia e in Europa. Dobbiamo essere pronti a quanto ci prospetta oggi la storia.


Voglio ricordare, e lo faccio rivolgendomi ai tanti giovani che oggi sono presenti in questa sala, che anche noi siamo stati un popolo di emigranti, in cerca di fortuna, per trovare un lavoro, un sostentamento certo per poter continuare a vivere, lontano dalla patria e dalle città natie.


Nessun altro meglio dei nostri avi, partiti per il nord Europa o per i paesi d'oltreoceano, potrebbero comprendere oggi il dramma che si sta consumando tra le sponde del nord Africa e le nostre coste.


Quando si parla di guerre, in questi giorni, si parla anche della religione come motivo di divisione, di dissidio tra i popoli.


Crediamo che la fede in Dio debba esser invece la ragione in grado di indurre i popoli, e i governi, a evitare il ricorso alle armi come metodo di risoluzione delle tensioni internazionali.


Ecco, proprio in un momento storico in cui i conflitti si riaccendono nel Mediterraneo, e i venti di guerra riprendono a soffiare, da Scicli parte un messaggio di pace ai Capi di Stato del mondo:


solo col dialogo, con la comprensione, e permettetemi di dire, con la solidarietà e l'amore si possono risolvere i problemi dell'umanità.


E permettetemi infine di chiudere con una frase del grandissimo Gandhi: "Nessuna civiltà potrà essere considerata tale se cercherà di prevalere sulle altre".

 
 
 

Per ulteriori informazioni:
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Savà Giuseppe
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