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Il sindaco Venticinque scrive a Berlusconi: "Siamo la terra di Piero Guccione, e non delle trivelle"

n°441 del 05/08/2010

 "On. Presidente,


apprendiamo da fonti di stampa che la Sicilia, e il val di Noto in particolare, sono oggetto di appetiti da parte di grandi multinazionali statunitensi, interessate alle trivellazioni petrolifere in questo lembo di territorio isolano, che mantiene ancora una identitā culturale precisa e inconfondibile.
Non č possibile anche alla luce degli ultimi disastri ambientali, poter prevedere che il modello di sviluppo del territorio del Val di Noto, vocato al turismo culturale e ambientale, possa contemplare ulteriori trivellazioni petrolifere, pur essendo ritenuto da qualcuno un modello di sviluppo ancora attuale.
Non condividiamo assolutamente il pensiero secondo cui il contributo corrisposto dalle imprese petrolifere, finalizzato alla contribuzione di opere pubbliche, possa essere esaustivo del danno che si potrā produrre in maniera irreversibile nel nostro territorio.
Proprio tale comportamento deve essere scongiurato, in quanto proprio la potenza economica di queste royalty potrebbe determinare quella colonizzazione a cui purtroppo parte della Sicilia ha pagato un prezzo elevatissimo in termini di deturpamento di aree e territori.
Oggi il modello di sviluppo che questa area si č dato sta producendo ottimi risultati e grandi riconoscimenti da tutto il mondo e disperdere tale azione e tali grandi risultati sarebbe sicuramente un grande errore politico.
I fatti del Golfo del Messico confermano la lungimiranza delle battaglie legate anche alla volontā di rendere chiara una opzione su un modello di sviluppo, per la Sicilia ma estendibile a tutto il meridione, legato a cultura, turismo, agricoltura e innovazione e definitivamente oltre il superato modello industrialista.
Adesso lo Stato ha il dovere di rispettare la volontā del territorio e ha l'obbligo di vigilare anche sulle autorizzazioni concesse a piattaforme petrolifere lungo le coste e sulla terra ferma.




Questo č l'appello che desidero lanciare ai sindaci siciliani, nel nome di una nuova consapevolezza frutto dell'affermazione della nostra identitā culturale e storica, unica al mondo.


On. Presidente,


il SudEst siciliano, che mi onoro di rappresentare, e costituito da tre province, sedici Comuni, due siti Unesco, č solo un pezzo della nostra Isola, la cui identitā č fatta da mille contraddizioni: č il territorio dei muri a secco, delle foto di Giuseppe Leone, dei romanzi di Gesualdo Bufalino e di Elio Vittorini, delle poesie di Salvatore Quasimodo e dei quadri di Piero Guccione, della fotografia del Commissario Montalbano.
Siamo la terra di Sciascia e di Pirandello, di Tomasi di Lampedusa e Renato Guttuso.
Siamo la terra del Teatro Greco di Taormina e delle saline di Marsala, dei Templi di Selinunte e di Erice e Gibelline, dell'Etna e del Satiro di Mazara del Vallo, dell'Annunciazione di Antonello da Messina e delle tele dell'ultimo Caravaggio.


Le royalties non valgono il prezzo della nostra identitā, il cui valore vogliamo lasciare in ereditā ai nostri figli.


Siamo questo, on. Presidente, non siamo la terra delle trivelle".


Il presidente del Distretto culturale del SudEst
Giovanni Venticinque sindaco di Scicli

 
 
 

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